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  L'OMBRA DI KATE
  LA PARTE MANCANTE
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L'OMBRA DI KATE
Regia: Dario Dalboni
Cast: Michele Russo, Mia Canestrini, Nicole e Michelle Kerkoc
Segretario di edizione: Sergio Mastronardi
Produzione: Andrea Kerkoc per Avocado Pictures Production
Durata: 23'

SOGGETTO:
Catrin, detta Kate, è ospite di una grande clinica psichiatrica. Il dottor Russo, frequentandola, decide di tentare l’inserimento della donna all’interno della propria famiglia, a scopo terapeutico. L’anziano professor Masini osteggia tale iniziativa, ma acconsente comunque all’inserimento.

Kate, però, fatica ad integrarsi, nel nucleo familiare del medico. Le riesce difficile apparire naturale, ed ogni suo gesto viene comunque interpretato come “diverso”.

Un giorno, poi, gli eventi precipitano. E la tragedia genera un rimorso che assume le sembianze di un’ombra. L’ombra di Kate…

FINALITA’ ARTISTICA E CULTURALE DEL CORTOMETRAGGIO:

Il fulcro attorno al quale ruota questo progetto è una mia personale, radicata idiosincrasia nei confronti dei pregiudizi, di qualunque genere essi siano. Ogni pregiudizio, per quanto larvato o negato, conduce immancabilmente ad atti di rifiuto e di violenza, perché è sempre figlio dell’ignoranza.
È la diversità, vera o presunta che sia, a farne le spese; e in una società come la nostra – costruita su pilastri di cemento, è vero, ma conficcati nella sabbia – è facile perdere di vista la distinzione, fondamentale, fra l’uomo e la sua immagine culturale, immancabilmente distorta e quindi ingiusta. “L’ombra di Kate” è un lavoro che si riaggancia alle considerazione, alle polemiche e alle contraddizioni che dal ’79, dopo la legge Basaglia sulla chiusura e trasformazione dei manicomi, hanno accompagnato la figura dell’alienato mentale, del “diverso” la cui diversità giorno dopo giorno viene accentuata da una condanna all’estradizione sociale.
Kate è una vittima destinata a rimanere tale, fintanto che non verrà abbattuto il muro che le è stato costruito attorno nella ruffiana illusione che ciò sia per il suo bene. E se alla fine è l’errore, il pregiudizio, a prendere il sopravvento e a sconvolgere brutalmente il tentativo di reinserimento, questo va a sottolineare la sostanziale ambiguità dei confini fra una mente cosiddetta “normale” ed una che invece è stata etichettata come “diversa”.
Il fallimento del progetto di reintegrazione non è pertanto da ascriversi a Kate, alla “malata di mente”, quanto all’inadeguatezza dell’ambiente sociale e culturale ad accogliere la sua presenza, all’impreparazione ad accettare, alla paura di doversi, inevitabilmente, confrontare e mettere in discussione.
A.K.

Critica al Cortometraggio:

L'ombra di Kate, presente al Festival d'Arte Cinematografica di Venezia 2003, è stato il primo film prodotto da AVOCADO di Andrea Kerkoc, con un cast che può vantare un protagonista prestigioso come Michele Russo (Padrino parte II), un cammeo dello stesso produttore Kerkoc, una giovane e promettente protagonista, Mia Canestrini ed un indomabile Maurizio Cevenini, per non dimenticare poi la folgorante presenza di Giovanni Gatti.
In questo piccolo film, ma solo nella durata ristretta di circa 20 minuti, sono contenuti in nuce varie problematiche sociali che vanno a riguardare il mondo dei disabili mentali, persone che hanno perso tutto e per questo emarginate dalla società.
Tema questo di scottante attualità che porta, attraverso la forza delle immagini e di una colonna sonora sinuosa, ad una profonda riflessione più critica che morale.
Il film trova il suo punto di forza in una protagonista estranea/estraniata da tutto, che non sa e forse non può reinserirsi in un contesto sociale contemporaneo, relegata in un piccolo mondo di sofferenza interiore, mentale più che fisica dove la parola sostituisce il silenzio.
Gli altri protagonisti, profondamente coinvolti sia fisicamente che emotivamente, cominciando con il regista Dario Dalboni, danno un interpretazione toccante ed al contempo disincantata da questo mondo dove la realtà del medico più anziano, interpretato da Maurizio Cevenini, va a scontrarsi in maniera netta con l'idealismo giovane, incarnato da Michele Russo.
Una visione profondamente consigliata nelle scuole ma soprattutto per chi voglia partire da questo piccolo gioiello per approfondire e sondare la psiche umana.

Filmografia del regista Dalboni:
"Il Residence dei giardini" ,2002

E.F.>